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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, II, 15
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originale
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[15] Quid enumerem artium multitudinem, sine quibus vita omnino nulla esse potuisset? Qui enim aegris subveniretur, quae esset oblectatio valentium, qui victus aut cultus, nisi tam multae nobis artes ministrarent quibus rebus exculta hominum vita tantum distat a victu et cultu bestiarum. Urbes vero sine hominum coetu non potuissent nec aedificari nec frequentari, ex quo leges moresque constituti, tum iuris aequa discriptio certaque vivendi disciplina; quas res et mansuetudo animorum consecuta et verecundia est effectumque, ut esset vita munitior atque ut dando et accipiendo mutandisque facultatibus et commodis nulla re egeremus.
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traduzione
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15. A che enumerare il gran numero delle arti, senza le quali la vita dell'uomo non potrebbe affatto sussistere? Quale aiuto si darebbe ai malati, quale sollievo avrebbero i sani, quali potrebbero essere il vitto e il tenore di vita, se tante arti non ci fornissero quei mezzi dai quali la vita dell'uomo resa civile tanto lontana dal vitto e dal modo di vivere delle bestie? Le citt?, poi, senza l'unione degli uomini non avrebbero potuto essere n? edificate n? popolate: di l? furono stabilite le leggi e i costumi, l'equa ripartizione dei diritti e dei doveri e una regola sicura di vita. Da ci? derivarono mitezza d'animo e pudore; ne risultarono anche una maggiore sicurezza di vita e il non mancar di nulla, col dare e con l'avere, con lo scambio e il prestito dei beni.
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